Accadde oggi…

Medaglia d’oro al valor civile

“Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all’incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all’estremo sacrificio.”

Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica – 12 luglio 1999

Giorgio Ambrosoli fu l’avvocato incaricato di commissariare e liquidare la Banca Privata Italiana, guidata dal siciliano Michele Sindona e destinata al crack finanziario.

Nelle indagini di Ambrosoli emersero gravi irregolarità sulla conduzione della banca da parte del finanziere siciliano, il quale iniziò a fare forti pressioni sull’avvocato e a tentare di corromperlo, di modo che se Ambrosoli avesse “chiuso un occhio” sui documenti della BPI, sarebbe stata la Banca d’Italia a dover sanare gli scoperti lasciati dallo stesso Sindona. Nonostante la serie di minacce ricevute dall’avvocato milanese, non gli fu affidata alcuna scorta e Ambrosoli poté contare su un appoggio politico molto limitato: Ugo La Malfa, morto nel marzo 1979, Paolo Baffi, governatore di Bankitalia, Mario Sarcinelli, capo dell’Ufficio Vigilanza, e pochi altri.

Ambrosoli concluse la sua inchiesta in un clima di tensione crescente. Avrebbe dovuto deporre una dichiarazione formale il 12 luglio 1979, ma non fece in tempo: la sera dell’11 luglio fu raggiunto sotto il portone della sua abitazione, in via Morozzo della Rocca 1, da un sicario statunitense che esplose quattro colpi di pistola, uccidendolo. Fu proprio Sindona, in combutta con gli ambienti della mafia siciliana e italo-americana, a pagare l’assassino.

Soltanto alcuni anni dopo (1981) si scoprirono le oscure manovre della Loggia Massonica P2 per salvare Sindona, poi condannato all’ergastolo nel 1986. I mandanti dell’omicidio restano tuttora sconosciuti, benché sia stata più volte accreditata l’ipotesi di Giulio Andreotti.