Accadde oggi…

Il 20 settembre 1870 l’esercito del Regno d’Italia conquistava Roma per farne la sua capitale; Pio IX, che perdeva così il potere temporale del papato, rispondeva con una serie di scomuniche verso i bersaglieri e il re sabaudo Vittorio Emanuele II.

Con la caduta e la liberazione di Roma ad opera del generale Cadorna il Risorgimento italiano raggiungeva il suo punto più alto, dando soddisfazione al desiderio di generazioni di patrioti come Cavour, che aveva espresso la volontà di annettere Roma già dai primi anni ’60 e ottenere l’indipendenza dal Papa.

Il re Vittorio Emanuele II intentò una via diplomatica con Pio IX, il quale non volle tuttavia cedere e si rifiutò di aderire ai principi espressi dal re; quest’ultimo non ebbe altra scelta che prepararsi militarmente ad un attacco, che non tardò ad arrivare. Senza una formale dichiarazione di guerra, l’esercito sabaudo iniziò le operazioni già tra il 10 e l’11 settembre, affrontando il comandante dell’esercito pontificio Kanzler: le operazioni si protrassero per diversi giorni, finché il 20 settembre, verso le ore 9 del mattino, i bersaglieri riuscirono ad aprire un varco nella città, nei pressi di Porta Pia. Un volta aperta la breccia non fu nemmeno necessario organizzare un assalto: gli Zuavi pontifici alzarono bandiera bianca.

Le condizioni di resa imposte al Papa furono chiare: tutta la città di Roma doveva essere evacuata dall’esercito pontificio e occupata dagli italiani. Pio IX dovette accettare le condizioni di resa, benché non arrivò mai ad accettare la Legge delle Guarentigie, un provvedimento che voleva regolare i rapporti tra Stato e Chiesa e che diede vita ad una “Questione Romana” fino alla firma dei Patti Lateranensi del 1929.

Il 23 settembre Cadorna ricevette l’incarico di formare la nuova Giunta (provvisoria) di Roma, il cui Presidente venne individuato in Michelangelo Caetani. Il 2 ottobre 1870 un plebiscito votò a favore dell’annessione al Regno d’Italia e la capitale fu trasferita da Firenze a Roma (febbraio 1871).