Accadde oggi…

Un attacco destinato a rimescolare le carte della guerra

7 dicembre 1941, ore 7.49 locali: la base navale statunitense di Pearl Harbor, alle isole Hawaii, viene improvvisamente attaccata dai militari giapponesi. Nessuna dichiarazione di guerra aveva preceduto l’attacco, il quale si poteva comunque dedurre dall’atteggiamento giapponese degli anni precedenti e dalle sue crescenti mire espansionistiche: occupazione della Manciuria, invasione della Cina e il conseguente scontro con la Gran Bretagna per l’espansione in Asia e, da ultimo, la firma del patto tripartito con Germania ed Unione Sovietica.

La dichiarazione di guerra agli Stati Uniti di Roosvelt fu perciò formalizzata ad attacco iniziato. Come reagì il Presidente americano, che già nella seconda metà degli anni 30 aveva dichiarato la propria volontà di opporsi alle mire giapponesi? Una delle strategie di Roosvelt fu l’embargo ai danni del Giappone di merci strategiche come il petrolio, il divieto di transito nel canale di Panama e la scelta di insediare una base navale statunitense alle isole Hawaii, divenute nel frattempo fondamentali per il piano di espansione giapponese. Furono tuttavia avviate delle trattative tra i due Paesi, ma la missione diplomatica era destinata a naufragare.

Il 7 dicembre l’attacco giapponese colse di sorpresa gli americani. Incursioni navali e aeree dovevano, nel piano giapponese, perpetrare un attacco tale da decidere le sorti dello scontro sin dal primo giorno, eliminando da subito la maggior parte delle forze americane. L’operazione poté considerarsi riuscita, neutralizzando (almeno momentaneamente) le flotte americane del Pacifico e sgomberando il campo del Pacifico sud-occidentale da possibili interferenze nemiche nei progetti di espansione. Tuttavia, le modalità di attacco giapponesi suscitarono l’inevitabile reazione americana: Roosvelt dichiarò guerra al Giappone il giorno successivo, l’8 dicembre. Come si concluse la guerra è noto.